Il Castello del Re saggio

Il Castello del Re saggio

C’era una volta, in un paese molto lontano, un Re che viveva in un regno vasto e verdeggiante, fitto di boschi e colline, popolato di tante genti di nazionalità diverse, di cui egli si prendeva amorevolmente cura insieme alla regina sua moglie e ai loro aiutanti.

Il Re e la Regina, che avevano ben dieci figli, si amavano profondamente ed erano lieti di prendersi cura del loro popolo così particolare e variopinto, persone dalla pelle di diverso colore e di diverse lingue, che nonostante tante diversità, grazie all’amore che il Re e la Regina nutrivano l’uno per l’altra e che donavano loro a profusione, riuscivano a convivere in pace. Un giorno, il Re disse alla Regina: “Mia cara, ho pensato che è giunto il momento di costruire un castello molto più grande per i nostri figli, poiché noi non vivremo per sempre e qui lo spazio diventerà sempre più stretto. Voglio lasciare ai nostri figli un grande castello in cui sistemarsi a loro agio e trovare i mezzi necessari e adatti per poter crescere e continuare a governare con amore il nostro popolo, che diventerà nel tempo sempre più numeroso e con tanti bisogni”.

La Regina accolse con gioia quest’idea ed espresse il suo parere favorevole e il suo sostegno a quel progetto.

Fu così che il Re cominciò a porre le fondamenta del grande castello. Pian piano, la costruzione cominciò a prendere forma e ad avere una struttura solida, ben fondata. Il Re decise che man mano che i piani venivano completati e le stanze erano pronte, potevano cominciare ad essere abitati. E così avvenne. Un bel giorno, però, al momento del collaudo dell’impianto di riscaldamento, si scoprì che c’era qualcosa che ne impediva il buon funzionamento. Il Re ne fu molto addolorato. Non riusciva a trovare di preciso il punto in cui si era prodotto il guasto né come poterlo riparare. Era già autunno avanzato, cadevano le foglie e il Re si preoccupò molto per il freddo pungente che sarebbe giunto di lì a poco. Fu così che decise in fretta e furia di costruire un palazzo aggiuntivo, per la verità un prefabbricato, che sarebbe stato ultimato in breve tempo e in cui l’impianto di riscaldamento avrebbe sicuramente funzionato. E così avvenne. La nuova struttura fu ultimata e fu pronta prima dell’inizio dell’inverno. Tuttavia, il prefabbricato aveva un difetto: bastavano delle intemperie, una fitta nevicata, o che soffiasse più forte il vento, o che ci fossero dei forti temporali ed ecco che la struttura riportava dei danni, e così occorreva correre molto spesso ai ripari. Il prefabbricato non era ben collegato con il grande castello, anzi, a volte per passare dall’uno all’altro ci si poteva anche far male perché i collegamenti erano inesistenti e, a guardar bene, impossibili.

Il Re si accorse che aveva commesso un errore nel creare le due strutture senza fare attenzione se fosse possibile collegarle. In più, il palazzo aggiuntivo era stato utile per l’emergenza invernale, in fretta si erano risolti i problemi di riscaldamento, ma non si reggeva bene in piedi e facilmente richiedeva dei rifacimenti. In effetti, il re si era accorto che quel palazzo prefabbricato era quasi inutile, creava scompiglio e richiedeva agli addetti alla manutenzione di fare continuamente la spola tra il castello e il palazzo e in modo disagevole, perché non c’erano collegamenti e non era possibile farne. In realtà, quel palazzo era un doppione peggiorato del castello, costruito solo per un’emergenza, in fretta e furia.

Allora il re, dopo aver parlato a lungo con la regina, convocò i suoi figli e tutti gli aiutanti e disse loro: “Carissimi, sento che la mia vita volge al termine, non mi resta molto da vivere e così ho deciso di informarvi delle mie ultime volontà. Desidero che collaboriate tutti insieme per scoprire dov’è il guasto o la parte mancante nell’impianto di riscaldamento del castello. Io ho messo tutte le mie energie per progettare il castello, ne ho posto le fondamenta e ho cominciato la costruzione, ma il progetto non è stato ancora completato, come sapete, manca qualche piano e il tetto. In più, c’è questo problema a cui non ho avuto tempo di dedicarmi e vorrei che foste voi a completarlo. Il sistema di riscaldamento è fondamentale e indispensabile, ma io non ho più la giovinezza e le forze per occuparmene. Il prefabbricato si è rivelato solo un piccolo aiuto di emergenza, ma non funziona bene, si danneggia ed è costoso poiché richiede continui interventi di riparazione e manutenzione. Come sapete, non si può ben collegare al palazzo, proprio per la struttura che ha, quindi vi chiedo di continuare voi e di ultimare con cura e senza fretta il castello”.

Neanche a farlo apposta, di lì a poco il Re, all’improvviso, morì. La Regina cadde in un profondo dolore, i figli e tutti gli abitanti del paese fecero grandi lamentazioni e quaranta mesi di lutto in cui piansero tutti amaramente la scomparsa del loro amato Re.

Come in tutte le migliori famiglie, non molto tempo dopo la morte del Re cominciarono le prime discussioni tra i fratelli per l’eredità. Ognuno di loro rivelò ben presto il proprio carattere e la natura del proprio animo. Nessuno di loro, eccetto uno, volle dar seguito al desiderio espresso dal Re. Per tante ragioni, principalmente la fretta, forse in parte ereditata dal defunto padre, ma soprattutto per sete di potere e di denaro, i figli decisero di lasciare tutto com’era e di fare solo qualche piccolo abbellimento qua e là, per risparmiare tempo, soldi e soprattutto fatica. Avrebbero dovuto collaborare, anziché lottare tra di loro per il potere, e non ci pensavano lontanamente. In più, pensarono di inglobare il palazzo prefabbricato nel castello, crearono una cinta muraria tutt’intorno all’area in cui sorgevano il castello e il palazzo prefabbricato e costruirono un’unica porta d’ingresso, su cui apposero una grande ed imponente scritta: “Il castello del Re saggio”.

Naturalmente, pensarono di far soldi aprendo il castello ai visitatori e a quanti volessero prendere in affitto per un periodo più o meno lungo una o più stanze del castello. Accaddero molti e diversi tipi di incidenti, poiché nel contratto di affitto c’era scritto che al prezzo pattuito era possibile comodamente spostarsi dall’uno all’altro edificio. Molte persone, invece, subirono danni e traumi nel passare dal castello al palazzo e viceversa. Avvenne così che i fratelli andarono incontro a molto problemi burocratici e legali. In aggiunta, chi usciva di lì andava in giro a dire che il Re aveva fatto un brutto progetto di castello e raccontavano a tutti coloro che incontravano i difetti e le contraddizioni che avevano visto nel “Castello del Re saggio”.

Fu così che i visitatori e gli affittuari cominciarono a diminuire, mentre le lamentele si moltiplicavano di giorno in giorno.

Avvenne allora che Felice, uno dei figli del Re, decise di farsi coraggio e di prendere sul serio il desiderio del defunto padre. Arrabbiato per come il progetto di suo padre si era degradato e per come i suoi fratelli non avevano preso sul serio il desiderio del padre, si mise a studiare approfonditamente, giorno e notte, il progetto del castello e un bel giorno individuò con i propri figli e collaboratori dov’era il guasto e, finalmente, come ripararlo e portare finalmente a termine quel bellissimo progetto che aveva creato suo padre.

Felice convocò i suoi fratelli ed illustrò loro con grande entusiasmo e dettagliatamente dov’era il guasto, come ripararlo e come portare a termine il castello. Questo avrebbe ovviamente comportato smantellare l’ormai inutile palazzo prefabbricato e reimpiegarne i materiali che risultassero utili per il completamento del progetto del loro padre.

Tuttavia, i fratelli di Felice si ingelosirono, si arrabbiarono e gonfi di invidia cominciarono ad attaccare Felice dicendogli che quel progetto di completamento non poteva funzionare, che lo aveva costruito per farsi bello agli occhi di tutti, che non aveva senso e che invece il collegamento tra il castello e il palazzo esisteva già ed era assolutamente agevole e comodo. Cosa del tutto falsa, ma pur di non ammettere che Felice aveva risolto il problema a cui loro non avevano messo mano seriamente, preferirono squalificare fino ad abbattere la proposta di Felice.

Fu così che Felice se ne andò da quel paese, triste e addolorato per come i fratelli lo avevano trattato. Decise di edificare in un altro paese quel castello, gli diede un nome simile e non smise mai di sperare che un giorno i suoi fratelli sarebbero andati da lui memori dell’amore per il loro padre e pentiti per essersi ingelositi.

La storia non ci dice se questo avvenne. Ci dice però che i fratelli caddero via via in disgrazia, poiché i disagi del castello-palazzo aumentarono, le lotte di potere e di denaro tra i fratelli si fecero sempre più accese e si seppe addirittura di guerre che i fratelli cominciarono ad armare l’uno contro l’altro.

Nel castello di Felice le persone erano felici, vivevano in armonia e anche se ogni tanto discutevano, avevano imparato a collaborare e a rispettarsi, a valorizzarsi e ad avere pazienza l’uno con l’altro, guardando ognuno i propri difetti piuttosto che i difetti degli altri, perché nessuno è perfetto e ognuno ha qualcosa di buono da dire, da mettere in comune con gli altri in un tutto che si armonizzi e diventi un intero, a beneficio di tutti. Corsero anche voci che i discendenti dei fratelli di Felice un giorno andarono a visitare il castello di Felice, ne apprezzarono le qualità, ebbero modo di verificare quello che sapevano del progetto del Re loro capostipite e, arrabbiati, misero in discussione le scelte dei loro genitori per i danni che avevano causato al progetto del Re. Si racconta che uno ad uno chiesero scusa a Felice per come era stato trattato dai loro genitori. Avvenne allora che Felice accolse con gioia le loro scuse e il loro desiderio di essere accolti nel suo castello, che era il vero “Castello del Re saggio”. Fu così che alla fine vissero tutti insieme felici e contenti.

La fama del Castelo del Re si diffuse in tutta la regione e le visite al Castello erano numerose, fonte di gioia e benessere per tutti.