CHI SONO
Psicoterapeuta Integrativa e Counsellor
PERCHE’ HO SCELTO LA PROFESSIONE DI PSICOTERAPEUTA?
Avevo poco più di 17 anni quando, frequentando un gruppo di amici peraltro molto cari, notai con molto dispiacere dei comportamenti di ridicolizzazione ed emarginazione verso qualche membro del gruppo meno “vivace”. Non era bullismo vero e proprio, era qualcosa che a ben guardare accadeva in tutti i contesti in cui vivevo. Ricordo bene che cominciai a chiedermi perché questo avveniva, non riuscivo a spiegarmi come mai delle persone più “fragili” di altre venissero escluse, messe ai margini, fatte soffrire. Cominciai a pensare che una volta terminato il liceo, mi sarei iscritta all’allora Corso di Laurea in Psicologia. Volevo trovare risposte convincenti a queste domande. E così avvenne.
Durante gli studi universitari ero molto incuriosita dalla psicologia dinamica, ma anche delusa perché ciò che studiavo, all’epoca quasi esclusivamente le teorie freudiane e junghiane, che spiegavano tutto in termini di istinti e pulsioni, non mi convinceva. Non riuscivo a credere che tutto potesse risolversi in quei termini, peraltro così astratti, oscuri e interpretativi.
Il cuore mi si aprì quando passai a studiare le teorie più moderne sulle cause dei “disturbi mentali”. Era l’esame di Psicologia Clinica II, lo ricordo ancora. Fui molto colpita dagli scritti di Fairbairn, Guntrip, Laing, soprattutto Sullivan e Winnicott. Si dischiudevano con loro nuovi orizzonti sulle origini relazionali della sofferenza psicologica, da quella più lieve fino alle forme più drammatiche. Erano gli anni della Legge Basaglia, dell’apertura dei manicomi, gli anni delle teorie sistemiche di Bateson, specie quelle sui sistemi familiari, penso a Minuchin e ad altri pionieri come fu lui della terapia familiare. Così, terminata l’Università, mi presi un anno di tempo per scegliere attentamente una scuola di specializzazione che corrispondesse innanzitutto alla mia visione dell’uomo e poi che mi offrisse delle teorie e dei metodi che fossero almeno vicini a quella visione. Approfondii così l’Analisi Transazionale, la Gestalt, la teoria delle Relazioni Oggettuali, l’approccio rogersiano, l’approccio cognitivo-comportamentale, sistemico-relazionale e così via.
Iniziai a lavorare alla fine degli anni ’80 e mi feci accompagnare in un percorso supervisivo continuativo per diversi anni, in cui cercai regolarmente soprattutto la protezione necessaria da dare a me stessa e ai miei pazienti, sia perché ero giovane e volevo ridurre al massimo il rischio di fare danni, sia perché sapevo e soprattutto sentivo che la più larga parte del risultato che potevo ottenere nel mio lavoro d’aiuto dipendeva dalla mia capacità di “stare” con il mio cliente, in un ascolto che andasse al di là delle parole e dei “contratti” di seduta. Facile a dirsi, meno a farsi…
La mia ricerca continuò, perché sentivo che mi mancava sempre qualcosa, anche se le teorie e i modelli che utilizzavo mi piacevano ed avevano degli importanti punti di forza. Eppure, c’era sempre qualcosa che avvertivo mancante.
Nel 2003, per via di una curiosa “coincidenza” mi capitò (e dico “mi capitò” perché una collega mi chiese se potevo gentilmente sostituirla ad un workshop a cui per un imprevisto in famiglia non poteva più prender parte, pena la perdita cospicua di denaro che aveva già pagato all’atto dell’iscrizione) di partecipare ad un seminario di Analisi Transazionale Integrativa. Lì intuii che avevo forse trovato quell’elemento mancante. Dell’approccio integrativo apprezzavo molte cose. Innanzitutto la filosofia, la visione dell’uomo e i principi alla base, che nascevano all’interno dell’Analisi Transazionale e che ne costituivano un significativo sviluppo. Mi piaceva l’approccio alle teorie, che venivano rispettate, valorizzate, raccolte e integrate sulla base dei principi filosofici fondativi. Infine, mi piacevano i Metodi, scaturiti dai principi filosofici e dalle teorie in un tutto interconnesso. Una coerenza a più livelli che non avevo trovato altrove. Mi piaceva soprattutto l’obiettivo di puntare all’Integrazione, sia della filosofia, delle teorie e dei metodi, sia dei domini della personalità, sia del Sé nei suoi aspetti scissi, sia del professionista in se stesso. La crescita e l’integrazione personale continua del professionista è infatti, come ho sempre ritenuto, il requisito ed il vincolo imprescindibile per offrire una relazione di cura efficace in quanto profondamente rispettosa della realtà dell’altro, perché fondata su di una relazione continuamente co-costruita tra professionista e utente.
Trovavo profondamente vero che “non è importante cosa fai, ma come lo fai” per dirla con Kohut. Ma anche con Bowlby, Stern, Stolorow, Siegel e tanti altri con loro.
Dell’Integrativa mi convinceva il Metodo, in realtà complesso, offerto nella costruzione della relazione di cura. Era per me davvero molto bello vedere me stessa evolvere, integrarmi via via, in un modo profondo e così umano come ancora non avevo conosciuto, benché avessi sperimentato su di me molti approcci. Il fatto è che li avevo sperimentati “a pezzi”, poiché ogni modello mi offriva sì un pezzo di verità ma come un tutto, come un assoluto, e questo non poteva essere. Oppure mi offriva degli strumenti per stimolare un cambiamento cognitivo-comportamentale, ma non mi dava gli strumenti per incontrare in profondità l’anima dell’altro.
Il bello dell’Integrativa è che mi offriva un meta-modello interamente cooperativo, poiché lavorava per integrare tutto ciò che era integrabile, cioè compatibile, filosofie, teorie e metodi. Fuori da qualsiasi tipo di competizione.
Tutto questo a partire da un “assoluto” sì, cioè che nessuno di noi può permettersi di interpretare l’esperienza dell’altro, poiché nessuno di noi sa per quali strade l’altro sia passato, cosa gli sia accaduto per essere arrivato a creare delle strategie di sopravvivenza così dolorose e autolimitanti. Ci vuole un enorme rispetto per la storia dell’altro, per i traumi e le trascuratezze di cui è consapevole e di cui spesso non è consapevole e che proprio per questo sono diventate inaccessibili alla sua consapevolezza, tanto furono dolorose e soverchianti. Oggi sappiamo, anche grazie alle scoperte delle neuroscienze, che il dolore non si può prendere di petto se non si vuole che la persona innalzi altre e più potenti difese per difendersi dal suo dolore. Occorre ben più che ragionamenti, o parole. Occorre ben più che esercizi corporei o di scarica della tensione. Occorre Metodo, per aiutare la persona a fidarsi di noi al punto da potersi permettere di cominciare a ricordare, perché sente che con noi il dolore si può percepire insieme, sostenere insieme e superare insieme.
Ecco perché ho deciso, alcuni anni fa, di qualificarmi come psicoterapeuta integrativa e poi di diventare trainer e supervisore in questo approccio.
Un abbraccio grato e caloroso a quanti di voi hanno voluto leggere, conoscere e forse apprezzare una parte della mia storia di vita.
- 1960: nasco a Senigallia, piccola e ridente cittadina marchigiana, della provincia di Ancona
- 1979: Conseguo il diploma di scuola media Superiore al Liceo Classico C.Rinaldini di Ancona
- 1985: Conseguo il Diploma di Laurea in Psicologia, Indirizzo Applicativo, col massimo dei voti
- 1990: Completo il quadriennio della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia – IRPIR – diretta dal prof.Pio Scilligo
- 1998: Conseguo il diploma di CTA-EATA, Analista Transazionale Clinico
- 2004: Sono primo socio fondatore dell’Associazione di Promozione Sociale “Spazi di Dialogo”, APS, con sede a Roma
- 2009: Conseguo il Diploma di CIIP-IIPA, Psicoterapeuta Internazionale Integrativo Certificato
- 2011: Apro il Contratto di formazione come UT-CIIPTS, Trainer e Supervisore Internazionale Integrativo Certificato
- 2012: Inizio l’esperienza di Trainer e Supervisore Clinico presso l’Istituto di Formazione in Psicoterapia Integrativa di Bucarest
- 2013: Fondo presso l’Associazione “Strade d’Amore” di Chieti lo Sportello d’ascolto per il Counselling e la Psicoterapia “Contatto & Dialogo”, presso la quale fornisco supervisione in pratica privata a psicoterapeuti e counsellors.
- 2017: Certificazione IIPA come Trainer e Supervisore in Psicoterapia Integrativa.