TRAINING E SUPERVISIONE PER PSICOLOGI
Accrescere competenza: una questione cruciale di sviluppo personale e professionale continuo, perché nessuno che abbia un’etica può mai dirsi arrivato
“Un uomo può compiere imprese stupefacenti
e assimilare una grande quantità di conoscenze,
eppure non avere alcuna comprensione di sé.
Ma la sofferenza spinge un uomo a guardarsi dentro.
Se vi riesce, ecco che là, dentro di lui,
comincia il suo apprendimento”
(S. Kierkegaard)
Offrire training e supervisione è qualcosa che mi appassiona e mi inquieta al tempo stesso, poiché mi permette di lavorare per aiutare psicologi e psicoterapeuti – già qualificati o intenzionati a diventarlo – affinché sviluppino un’alta competenza professionale fondata su di un’integrazione personale profonda. Una professionalità cioè che vada a vantaggio della qualità della relazione di cura e dei suoi esiti duraturi, co-costruiti stabilendo una relazione fondata sul rispetto, l’interesse genuino e l’umile disponibilità innanzitutto a conoscere il mondo e la storia dell’altro, di cui il professionista davvero nulla sa né può sapere.
Questo mi carica di una grande responsabilità, poiché significa lavorare mettendo al centro non tanto i contenuti o le tecniche, ma la relazione, quella che l’allievo o il supervisionato ha con il suo cliente, quella che ha con me e quella che ha con le persona a cui è personalmente più legato. Tutte queste relazioni si influenzano tra loro e si rinforzano, in modi che possono essere fonte di evoluzione oppure di involuzione soprattutto, nel nostro caso, per quanto riguarda il cliente di cui lo psicoterapeuta si prende cura.
“Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile.
Avevano il medesimo compito, ma quando fu loro chiesto
quale fosse il loro lavoro, le risposte furono diverse.
“Spacco pietre” rispose il primo.
“Mi guadagno da vivere” rispose il secondo.
“Partecipo alla costruzione di una cattedrale, disse il terzo”
(P. Schultz)
Il mio lavoro come trainer – Curo la formazione di psicoterapeuti che vogliono sviluppare competenza avanzata e qualificarsi come Certified International Integrative
Psychotherapist (CIIP) all’interno dell’International Integrative Psychotherapy Association (IIPA).
Non è propriamente facile separare il training dalla supervisione. I modelli di training più recenti ed evoluti che considerano la relazione come motivazione umana fondamentale, concepiscono il training come ben più che il semplice insegnamento di una teoria o di una tecnica.
Il training efficace è infatti quello che permette all’allievo di sviluppare innanzitutto competenze relazionali integrative di vita, poiché “non è importante cosa fai, ma come lo
fai” (H.Kohut). Cioè integrazione personale, la sola che permette di gestire con piena consapevolezza i potenti processi di transfert e controtransfert che si sviluppano all’interno di ogni relazione, specialmente quella d’aiuto. Inoltre, il training efficace è quello che promuove anche lo sviluppo delle competenze di tipo etico e professionale come psicoterapeuta e, infine, lo sviluppo delle competenze teoriche e metodologiche utili all’integrazione ed evoluzione della personalità del cliente.
Per queste ragioni, quando offro training scelgo il contesto di gruppo, luogo in cui per eccellenza le relazioni possono svilupparsi ed evolvere. Faccio molta attenzione a creare un contesto sicuro sintonizzato alle emozioni e ai bisogni degli allievi, poiché l’apprendimento (e il cambiamento) non passa tanto dal “cervello”, ma dal “cuore” dell’allievo, cioè dall’esperienza condivisa ed elaborata insieme.
“L’unico modo per conoscere profondamente un essere
è l’atto di amore;
questo atto supera il pensiero, supera le parole.
E’ il tuffo ardito nell’esperienza dell’unione”.
(E. Fromm)
Il mio lavoro come supervisore – Offro supervisione sia a psicoterapeuti che ne facciano richiesta, sia a psicoterapeuti impegnati nel training per sviluppare competenza
avanzata e qualificarsi come Certified International Integrative Psychotherapist (CIIP) all’interno dell’International Integrative Psychotherapy Association (IIPA). Non è propriamente facile separare la supervisione dal training. Si tratta di una linea di demarcazione praticamente impossibile, poiché nel fare training occorre anche offrire spazi
di supervisione, in modo da promuovere integrazione tra teoria e pratica nel momento in cui l’allievo è in contatto nel qui ed ora con uno stimolo vivo e per lui significativo in quel preciso momento. Allo stesso modo, durante la supervisione è impossibile non fare un insegnamento di qualcosa se questo corrisponde al bisogno manifestato dal supervisionato nel qui ed ora della supervisione.
In ogni caso, offrire supervisione tenendo conto della persona come intero e avendo come obiettivo la sempre maggiore integrazione del supervisionato, significa essere attenta ad offrire rispetto, protezione, sostegno e lo spazio in cui co-costruire un’accurata valutazione dei processi relazionali in atto tra lui e il suo cliente e tra lui e me. E’ da questi tre focus che emergono i bisogni del supervisionato e le risorse che occorre sviluppare a vantaggio della relazione con il cliente.
“Lascia di quando in quando i sentieri battuti
e inoltrati fra i boschi.
Troverai certo qualcosa che non hai mai visto prima.
Probabilmente si tratterà di una piccola cosa,
ma non ignorarla”.
(A. Graham Bell)
Sento profondamente etico e significativo impegnarmi per aiutare il supervisionato a sentirsi al sicuro con me, in modo da potersi permettere di guardare le proprie difficoltà
con il cliente non da una prospettiva di critica verso sé, di giudizio o di difesa, ma di amorevole apertura a conoscere le ragioni profonde e sensate che possono essere alla
base della difficoltà incontrata. Nella consapevolezza che permettersi di continuare ad evolvere anche sul piano personale è la più grande risorsa a disposizione che consente l’innalzamento della propria qualità di vita e perciò anche della propria efficacia in tutte le relazioni, personali e professionali, in cui il supervisionato è ingaggiato.
Tu che sei in viaggio,
non sei su una strada,
la strada la fai tu procedendo.
Mentre vai si fa la strada, e girandoti indietro
vedrai il sentiero che mai più calpesterai.
(A Machado)